La dieta del gruppo sanguigno

Nei primissimi anni del ‘900 il ricercatore austriaco Karl Landsteiner condusse alcune ricerche, per cui fu insignito del premio Nobel nel 1930, che portarono alla scoperta dei gruppi sanguigni e delle loro caratteristiche.

I gruppi sanguigni

Nel 1960, James D’Adamo, naturopata americano, aveva iniziato a sperimentare sui suoi pazienti diete differenziate a seconda del gruppo sanguigno. Il figlio, Peter D’Adamo, naturopata a sua volta, ne continuò e approfondì le ricerche, trovando diverse conferme, che poi illustrò nei suoi libri. La sua ipotesi era che i gruppi sanguigni si siano differenziati grazie alla diversa alimentazione adottata dalle varie popolazioni durante l’evoluzione del genere umano.

Il dottore giunse alla conclusione che doveva per forza esistere un qualcosa che rendeva un cibo “buono o cattivo” per una persona, indipendentemente dai fattori dietetici conosciuti. Suppose, inoltre, che l’isolamento geografico e le abitudini alimentari abbiano portato alla differenziazione dei gruppi sanguigni, influendo sui diversi antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi.

 

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Il sistema immunitario di una persona è in grado di reagire ad un dato cibo con la stessa intensità con cui combatterebbe un microbo invasore, o del sangue non compatibile. Infatti:

  • Gruppo 0 (cacciatore): è il primo gruppo sanguigno apparso sulla Terra; nasce circa 50.000-40.000 anni fa, in seguito a grandi consumi di carne.
  • Gruppo A (agricoltore): nasce in seguito all’introduzione dell’agricoltura e all’allevamento degli animali circa 25.000 – 15.000 anni fa.
  • Gruppo B (nomade): nasce attorno all’Himalaya, 10.000 – 15.000 anni fa. Costituito da popolazioni nomadi la cui alimentazione era basata soprattutto sulla pastorizia, quindi carne e latticini.
  • GruppoAB (mix): è il gruppo sanguigno più recente, nato appena 1000 – 1200 anni fa dall’incrocio del gruppo A con quello del gruppo B, causato dalle vittorie dei barbari (gruppo B) sui romani (gruppo A).
La ripartizione per gruppi sanguigni

Questo porterebbe un individuo, con un determinato gruppo sanguigno, ad avere un’affinità verso alcuni alimenti piuttosto che ad altri. D’Adamo era convinto di poter leggere nel gruppo sanguigno la mappa degli alimenti più o meno consentiti. Il segreto, a detta dell’inventore, sarebbe da ricercare nei diversi periodi dell’evoluzione umana: ad esempio, l’origine del gruppo sanguigno A, risalirebbe al paleolitico, epoca in cui l’uomo si nutriva di fonti vegetali. La dieta del gruppo A, quindi, è composta principalmente da ortaggi, frutta, legumi, pesce e uova.

Diversa la storia per gli appartenenti al gruppo B, periodo in cui l’uomo era dedito al nomadismo e iniziava a trarre nutrimento dagli animali; conseguentemente, la dieta del gruppo sanguigno B è piuttosto bilanciata e prevede un considerevole assortimento di cibi, dagli ortaggi alla frutta, i cereali, latte e latticini. 

La dieta del gruppo sanguigno AB, invece, è di più recente scoperta e non prevede nessuna restrizione: l’importante è bilanciare bene le diverse componenti delle altre diete.

Le variabili da prendere in considerazione sono molte: pensare che tutte le persone con lo stesso gruppo sanguigno possano utilizzare gli stessi alimenti, senza considerare la propria storia, è un pensiero piuttosto ottuso, che nega le differenze genetiche e sociali.

Il pensiero di piero mozzi

Agli inizi del XXI secolo c’è stato un altro dottore ad interessarsi di tale argomento: il dott. Piero Mozzi, affascinato dagli studi di D’Adamo, ha creato una dieta in base al proprio gruppo sanguigno secondo cui poter prevenire e risolvere i problemi di salute. Lo scopo della dieta del dottor Mozzi è stato di dare una base per capire le reazioni provocate nell’organismo dai vari alimenti e consentire di raggiungere il migliore stato di salute o recuperarlo.

Egli sostiene che per stilare un piano alimentare, il gruppo sanguigno non può essere l’unica variabile, ma tenere bisognerebbe tenere in considerazione anche il DNA e il sistema immunitario. Quest’ultime due varianti sono responsabili di ulteriori varianti all’interno di uno stesso gruppo sanguigno.

Le critiche alla dieta del gruppo sanguigno

Il regime alimentare ideato dal naturopata D’Adamo e diffuso nel mondo attraverso la pubblicazione del libro “Eat right for your type” – tradotto in sessanta lingue, sette milioni di copie vendute – è stato finalmente, oggi stroncato da due pubblicazioni.

Conoscere il proprio gruppo sanguigno serve, ma non a scegliere la dieta migliore per le proprie esigenze e gli effetti sulla salute non possono essere ricondotti ai geni.

Se le prime titubanze erano emerse dopo un’ampia revisione pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition sette mesi fa, l’ultima ricerca pubblicata sulla rivista Plos One non lascia adito a dubbi. I quasi 1500 soggetti arruolati nello studio hanno infatti fornito informazioni dettagliate su tutti i cibi consumati abitualmente.

Da lì sono partite le indagini mirate a valutare i rischi cardiovascolari. È così emerso che l’aderenza a diversi regimi alimentari comportava la presenza di differenti marcatori di pericolo per la salute, nessuno dei quali correlato però all’appartenenza a un gruppo piuttosto che a un altro. I gruppi sanguigni sono molti vari tra le diverse popolazioni del mondo, senza nessun nesso con l’alimentazione adottata durante le varie fasi evolutive.

Il basso rischio cardiaco riconosciuto agli individui di gruppo sanguigno A non era riconducibile a fattori genetici, ma a un regime alimentare che, geni a parte, è riconosciuto come fattore protettivo per la salute. Gli scienziati canadesi hanno infatti visto che, assegnando una medesima dieta a individui di gruppo sanguigno diverso, gli effetti non cambiavano.

Le varie tipologie di dieta 

Dal punto di vista scientifico, la dieta del gruppo sanguigno non ha credibilità e non è sostenuta da alcuna evidenza seria, questa come le altre che sono di moda, nei vari periodi dell’anno:

  • La dieta Scarsdale prevede un aumento della quota proteica di ben oltre il 45% delle calorie totali (solitamente non oltre il 15-20%). Una dieta che fa perdere liquidi e massa magra è poco salutare.
  • La dieta Atkins per via dell’assenza di limitazioni di uova, carne e condimenti non fa altro che aumentare il rischio cardiovascolare.
  • La dieta “a Zona” ha dei potenziali rischi, ovvero l’introduzione in eccesso di grassi saturi e carenza di consumo di frutta e verdura rispetto alle linee guida.
  • La dieta Dukan è ipoglicidica e iperproteica: si sovraccaricano i reni, si perdono liquidi e calcio e aumenta il rischio di ipertensione e aterosclerosi, nonché stipsi e alitosi.
Attenzione alle diete drastiche!

Tutti questi regimi alimentari non fanno distinzione di sesso, età e composizione corporea, proprio per questo sono irrazionali e spesso dannose per la salute perché fortemente ipoglicidiche e iperproteiche. Inoltre:

  • Non coprono il fabbisogno in vitamine e sali minerali
  • Sovraccaricano reni e fegato 
  • Incidendo su massa grassa e massa magra, aumentando il rischio cardiovascolare per la quantità di lipidi da metabolizzare.

Viviamo nella terra del mangiare sano, quindi perché non considerare come pilastro per una sana alimentazione, la quale deve salvaguardare il buono stato di salute, la dieta dei nostri nonni, ovvero la “vecchia” dieta mediterranea?

Dieta mediterranea: patrimonio dell’UNESCO

La scienza parla chiaro: nessun alimento è nocivo per la salute umana se consumato con parsimonia ed equilibrio. Molti alimenti, invece, risultano protettivi se introdotti con regolarità nella nostra alimentazione. Sono proprio questi che devono rappresentare gli attori protagonisti della nostra tavola.

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